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La corsa del topo
di Carlo Arcari

Adesso che il funerale solenne in Duomo è stato fatto, che poche bare sono state benedette e sepolte, perché dei 118 morti solo poco più di un terzo sono stati identificati (il resto, miracolo della tecnologia, cercheranno di ricostruirlo dal DNA ricavato dagli spazzolini da denti), possiamo finalmente dirlo. E' colpa nostra.
Non della Sea, dell'Enav, dell'Enac. Colpa nostra, perché siamo noi che giocando a scaricabarile con noi stessi, accettiamo per banali motivi economici di condannarci a vivere in questo modo “fragile”, come ha detto bene il Cardinale Martini; un uomo triste perché consapevole della invincibile, banalità del male.

La colpa è nostra perché alla fine ci diciamo sempre che va bene così, al posto di dire basta, non ci sto. Sapete quanti movimenti fa al giorno il vecchio aeroporto Forlanini, senza radar di terra, con una sola pista di 2.400 metri, avvolto dalla nebbia tre mesi l'anno, ma vicinissimo al centro di Milano e dunque intoccabile perché comodissimo per tutti?
205 tra decolli e atterraggi, in media uno ogni 6-7 minuti nelle 24 ore. Ciò significa che nelle ore di punta, decolli e atterraggi su quella singola pista si succedono ogni 2 minuti. In queste condizioni è un miracolo che di stragi per banali errori umani non ce ne siano più spesso.

La ragione della evidentissima fragilità di questo come di altri sistemi sui quali abbiamo costruito il nostro presuntuoso e irresponsabile modello di sviluppo economico e sociale, è sempre la stessa, banale e ovvia: i soldi, la riduzione dei costi a scapito della sicurezza, il valore contabile delle cose che supera quello relativo della vita, insomma l'ideologia del mercato, suprema e intoccabile divinità a cui tutti sacrifichiamo ogni giorno come talebani fondamentalisti.
Gli esempi della nostra “fragilità esistenziale” denunciata dal Cardinale Arcivescovo, sono tanti e li conosciamo tutti. Perché allora accettiamo di vivere così? A decidere di comprimere il tempo tra un decollo e un atterraggio, al punto da mettere in gioco la nostra vita e quella di centinaia di persone, sono i profitti delle società aeroportuali e delle compagnie aeree, ma anche la miopia del nostro piccolo interesse. Perché abbiamo tutti fretta, perché bisogna continuare a correre, perché è stata una fatalità, perché non ci sono alternative e il sistema non si tocca, perché questa è la base della nostra libertà. La libertà di venire identificati dal DNA rimasto su uno spazzolino da denti. Viva la libertà.

Carlo Arcari



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 15 ottobre 2001